Vietato WhatsApp ai minori di 16 anni? Lo dice la UE

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Sì pare sia proprio così vietato WhatsApp ai minori di 16 anni.
Con l’entrata in vigore il 24 maggio del nuovo GDPR (General Data Protection Regulation, il nuovo regolamento europeo con le indicazioni per la protezione dati personali delle persone fisiche) anche WhatsApp ha deciso di vietare l’accesso a minori di 16 anni in tutta Europa.

Ma cos’è il GDPR? E perché è vietato WhatsApp ai minori di 16 anni?

Il nuovo regolamento, voluto da molti enti e associazioni, è nato col fine di tutelare i dati personali delle persone fisiche, stabilisce limiti rigorosi al trattamento automatizzato dei dati personali, compreso la gestione e il trasferimento degli stessi fuori dell’Unione europea. Un regolamento ovviamente prevede anche sanzioni (che saranno molto severe) per chi viola il GDPR: per questo chiunque (associazione, azienda, ente) sta gestendo dati personali deve, entro il 24 maggio, adattarsi e applicare le nuove norme.

WhatsApp, dal 2014 è di proprietà di Mark Zuckerberg, per questi motivi ha quindi deciso di vietare minori di 16 anni la piattaforma in Europa, anche se, negli altri paesi il limite rimane a 13. Questa decisione è molto semplice da comprendere: WhatsApp infatti è una piattaforma di messaggistica che serve per comunicare con persone di cui si possiede già il numero di telefono: le dinamiche di connessione sono quindi differenti rispetto, ad esempio, a Facebook Messanger.

‘Vietato WhatsApp ai minori di 16 anni’… come Facebook che da sempre ha il limite dei 13 (che nessuno applica)

Per usare WhatsApp sembra quindi che sarà necessario il consenso di un genitore, ma ancora non è chiaro se o come questo consenso sarà richiesto.
Per comprendere quanto questa regola sia lontana dalla realtà basti pensare ai tantissimi ragazzi, ben più piccoli, che usano quotidianamente questa app o ai tantissimi che pur di iscriversi a una piattaforma social (a volte con consenso dei genitori) hanno falsificato l’età anagrafica.

Dire vietato WhatsApp ai minori di 16 anni a me personalmente suona come l’ennesima regola che ‘deve’ essere dichiarata, applicata, ma che non mira realmente alla risoluzione di problemi per più profondi che dipendono dall’utilizzo che una persona (adulto o minore) ne fa e non tanto dal permesso o meno di usarlo.

Una regola imposta può sostituire la consapevolezza o la propria cultura digitale?
Basti pensare ai tantissimi adulti che attraverso WhatsApp scambiano con superficialità foto personali…
Cosa succederà? E gli account di minori già iscritti saranno bloccati? E come si ‘certifica’ l’età anagrafica di un numero di telefono?
Il GDPR ormai è alle porte… e la confusione (purtroppo) è davvero già troppa…

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Rosa Giuffrè

Consulente per la comunicazione digitale e Social Media Educator. Credo nel #futurosemplice e che Dio è nel cuore dei giovani

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