Il terrore di non essere online: cos’è la Nomofobia?

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Cos’è la Nomofobia? Non si tratta di un termine nato su internet, ma è sicuramente una voce essenziale per il nostro Glossario di Educazione Digitale e della Rete, in quanto uno dei rischi legati che corriamo utilizzando quotidianamente cellulari e computer.
Ogni giorno, soprattutto da quando ognuno di noi ha uno smartphone personale che fornisce un accesso quasi illimitato alla Rete, possiamo stare in contatto constante con le altre persone e con il mondo esterno. Sicuramente si tratta di un grande progresso per la nostra società, ma in quanto tale può causare anche alcune problematiche.

Cos’è la Nomofobia?

Nomofobia (in inglese Nomophobia) è un termine introdotto nel Regno Unito nel 2008 ed è un acronimo che identifica le parole “No Mobile Phone Phobia”. Già dal nome è facile capire in cosa consiste: si tratta della paura di rimanere senza il proprio telefono cellulare e senza l’accesso a internet. Dal 2008 ad oggi sono cambiate diverse cose, ed ora siamo molto più a contatto con i nostri smartphone.
Basti pensare che durante quest’anno, a causa dell’emergenza Covid19, sono molte di più le attività che svolgiamo con il nostro telefono, le stesse che appena 8 mesi fa avremmo fatto dal vivo e insieme ad altre persone. Questa cosa ci ha permesso di salvare la nostra vita sociale, la nostra vita lavorativa e molto altro. Tuttavia, è necessario prestare un minimo di attenzione per non rischiare di diventare dipendenti dai nostri telefoni cellulari.

Come riconoscere la Nomofobia

Come già detto, la Nomofobia è il terrore che si manifesta quando si è impossibilitati a comunicare tramite internet o ad utilizzare il proprio smartphone con la connessione alla Rete.
I sintomi con cui si deve fare i conti in questi casi sono molto simili a quelli di una qualunque dipendenza: ansia, paranoia, stress e nei casi peggiori anche sintomi fisici, come attacchi di panico, tachicardia o simili.
Chi soffre di Nomofobia controlla molto spesso le notifiche sul proprio smartphone, anche quando è in compagnia, e non si stacca mai da esso: lo porta con sé a letto, in bagno, a pranzo.
C’è, tuttavia, da dire che spesso ci si sente obbligati a comportarsi in questo modo: oggi è normale che amici o fidanzati si scambino messaggi tutti i giorni, come è accettato ricevere messaggi o chiamate di lavoro anche fuori dall’orario lavorativo.

Come evitare la Nomofobia

Per evitare di cadere in questa spiacevole condizione basta seguire alcuni accorgimenti che permettono di fare la differenza e non diventare dipendenti dal proprio cellulare.

  • Non usare il proprio Smartphone quando non serve. Sembra banale, ma basterebbe lasciarlo su un comodino lontano dalla sala da pranzo mentre si mangia, riporlo in tasca o in borsa quando si è in compagnia, non tenerlo in mano pronti a rispondere a qualche messaggio mentre guardiamo un film.
  • Non controllare compulsivamente i Social Network. Quante volte, forse presi dalla noia, aggiorniamo il feed di Instagram o di Facebook a intervalli di pochi minuti? È un po’ come, quando si ha fame, si apre il frigo di continuo, nonostante si conosce già benissimo cosa contiene. In questo caso sono le applicazioni stesse a venirci in aiuto: è possibile infatti controllare quanto tempo passiamo con esse, in alcune possiamo anche impostare una notifica relativa a un massimo tempo di utilizzo.
  • Ritagliarsi dei momenti ogni giorno in cui si svolge un’attività lontani dai propri Smartphone (e anche dai computer). C’è, ad esempio, chi per un paio d’ore al giorno si dedica alla lettura di un libro, ad attività di bricolage, allo studio di uno strumento musicale, e in quel lasso di tempo si sforza di non controllare per nessun motivo le notifiche su proprio cellulare.

Questi sono semplicemente consigli, se ci si rende conto di soffrire seriamente di Nomofobia possono rivelarsi un aiuto, ma non la strada definitiva per uscirne. Quando il problema è più serio di quello che sembra può essere necessario seguire un percorso di psicoterapia rivolgendosi a uno psicologo.

Non è sempre il mezzo il problema

È necessario evitare di demonizzare le nuove tecnologie, in quanto sono un aiuto fondamentale per la nostra vita quotidiana e l’abbiamo visto più che mai in questo periodo di pandemia.
Ricordiamoci sempre il famoso detto “È la dose a fare il veleno” : un proverbio che non è applicabile ad ogni elemento della nostra vita, ma sicuramente è adatto in questo particolare caso.

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Rosa Giuffrè

Consulente per la comunicazione digitale e Social Media Educator. Credo nel #futurosemplice e che Dio è nel cuore dei giovani

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